
Dal film CODA ai veri CODA tra responsabilità, poesia e falsi miti
La cerimonia degli Oscar 2022 resterà nella storia per lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock.
Potremmo iniziare così, anche se lo sappiamo tutti che uno dei motivi per cui ricorderemo gli Oscar 2022 è grazie al film CODA – I segni del cuore (questa la discutibile traduzione italiana) che ha conquistato tutte e 3 le sue nomination: Miglior film, Sceneggiatura non originale e attore non protagonista a Troy Kotsur, il primo attore maschio sordo a vincere il premio (prima di lui solo la sua collega Marlee Matlin, che portò a casa l’ambita statuetta nel 1987 come miglior attrice protagonista per il film “Figli di un Dio minore”)!
Sui social, tra i commenti di apprezzamenti si sono letti anche pareri contrari che calcavano la mano sul fatto che si trattasse di un déjà-vu in quanto rifacimento americano del film franco-belga La famiglia Bélier del 2014. “Cosa c’è di tanto straordinario da dargli addirittura un Oscar?” (che poi, a quanto pare, quest’ultimo è a sua volta il rifacimento del film americano Love is never silent del 1985), hanno tuonato in molti.
Originale o meno, è comunque un bel film, è recitato da attori realmente sordi e non da attori udenti che imparano per l’occasione la lingua dei segni, e poi si parla di CODA!
CODA, l’acronimo di Children of Deaf Adults; diciamolo sinceramente: quante persone prima di questo film ne conoscevano il significato, e quante di loro si erano mai interessate alla vita di questi figli udenti di genitori sordi?
Ed ecco che, dopo questa storica vittoria agli Oscar, è scattata la “caccia ai CODA” per sentire la loro opinione.
Bello, penserete voi! Oh sì, moltissimo, ma intanto cominciamo col chiamare cose e persone col termine corretto! Nonostante il tema della disabilità, e in particolare quello della sordità, sia quanto mai presente nella nostra società, ancora si tende a parlarne utilizzando una terminologia non propriamente corretta che dimostra quanto ancora poco se ne sappia o ci si interessi a chi di questo mondo fa parte; è piuttosto frequente leggere o sentire parole come sordomuti (termine abrogato e sostituito dal termine Sordo in tutte le dispositive vigenti secondo l’articolo 1 della Legge 20 Febbraio 2006, n. 95), non udenti, linguaggio dei segni se non addirittura linguaggio dei gesti… , il che dimostra quanta strada ci sia ancora fare!
Una delle ultime occasioni in cui noi CODA siamo stati chiamati a raccontare la nostra esperienza è stata una trasmissione radio, in cui sono stati ospiti Gloria Antognozzi, vicepresidente di CODA Italia (e anche assistente alla comunicazione, interprete LIS e performer LIS), e Luca Falbo, consulente pedagogico (e anche educatore, assistente alla comunicazione e Interprete LIS).
Dopo il primo approccio, in cui vengono chiariti i termini corretti da usare quando si parla di sordità e di persone sorde, si passa a soddisfare un po’ di curiosità e sfatare alcuni falsi miti, argomenti che per i CODA potrebbero sembrare scontati, ma che non lo sono, invece, per coloro i quali si approcciano per la prima volta a questo nuovo mondo; d’altronde, certe cose, come la sordità, si conoscono a fondo solo se fanno parte del proprio vissuto. Per cui, viva il mondo della cultura e del cinema che, come in questo caso, è capace di offrire un contributo alla conoscenza e alla diffusione di temi sociali così importanti!
Da qui ne deriva anche un’occasione per aprire una finestra su un mondo a molti sconosciuto o invisibile, nonché un’opportunità di apprendimento anche per chi, come i giornalisti, si occupa quotidianamente di comunicazione, per cominciare a parlare dell’argomento adottando il giusto approccio e il giusto lessico.
Tra le domande più frequenti che vengono rivolte ai CODA, ci sono loro:
- La lingua dei segni è universale?
- Tutti i sordi conoscono la LIS?
- Tutti i CODA usano la LIS e quindi sono tutti bilingui?
No, la lingua dei segni non è universale e no, non tutti i sordi conoscono la LIS e nemmeno tutti CODA, quindi
non sono tutti bilingui.
“I CODA che sono bilingui, e quindi sono figli di genitori segnanti o bilingui, non sono legittimati come tali
perché ancora il bilinguismo ITA/LIS non è riconosciuto nella scuola, dove spesso siamo visti come figli di
persone con disabilità”, dice Luca Falbo.
Ecco, a proposito di scuola… se un genitore va ai colloqui del figlio, come ci si organizza? C’è un interprete a
disposizione o il genitore deve portare qualcuno con sé che sia un interprete o possa fungere da tale?
Nelle scuole “dovrebbero” esserci degli interpreti freelance a disposizione, ma “…la realtà dei fatti è che
spesso si chiede all’assistente alla comunicazione di fungere da interprete (ricordiamo che la sua figura è ben
diversa da quella dell’interprete) e non sono rare le volte in cui, in assenza di tale figura, si ricorra o si sia fatto
ricorso al figlio stesso”, continua Luca.
Ah, la gioia di essere CODA… Fai da interprete ai tuoi genitori mentre parlano coi tuoi insegnanti, e se non sei
uno studente modello vieni rimproverato il doppio in un colpo solo, e devi pure tradurlo!
“Ci sono state diverse ripercussioni psicologiche sui bambini CODA, ecco perché come associazione CODA
Italia ci impegniamo affinché vengano garantiti nelle scuole i servizi di interpretariato e affinché certe
dinamiche – come quella di fare da interprete ai propri genitori nelle più svariate situazioni – che abbiamo
vissuto anche noi CODA adulti, non si verifichino più; cerchiamo quindi di guidare i genitori sordi verso i propri
figli e il loro mondo udente”, dice Gloria Antognozzi.
A onor del vero le buone intenzioni ci sono, ma la realtà dei fatti si muove più lentamente delle esigenze
sempre più impellenti delle persone sorde, che hanno diritto a una società che sia pienamente accessibile e
inclusiva.
Ricordiamoci che l’Italia è firmataria della Convenzione ONU del 2006 e che soltanto nel maggio del 2021 col
Decreto sostegni è arrivato il tanto agognato riconoscimento della LIS come lingua ufficiale della Repubblica
italiana (mentre gli altri stati europei avevano già provveduto molto tempo prima al riconoscimento delle
proprie lingue dei segni), approvazione che era stata parcheggiata e rimbalzata più volte tra camere e partiti
addirittura dal 2009! Esatto, una legge del 2009 approvata nel 2021.
Ma il riconoscimento della LIS non è sufficiente, perché servono politiche e strumenti adeguati, bisogna
lavorare con tutta la comunità sul piano educativo-culturale e mettere le persone sorde nelle condizioni di
studiare, formarsi e crescere al pari delle persone udenti, dotandole degli strumenti adatti alle proprie
necessità.
“Le persone sorde possono dare un enorme supporto alla società e, se messe nelle condizioni di superare il
desueto approccio assistenzialistico, da ruota di scorta possono trasformarsi in motore trainante della società
stessa”. Luca Falbo.
Serve inoltre investire sulla formazione e sull’inquadramento di figure professionali come interpreti e
assistenti alla comunicazione, le quali da sempre vivono in un limbo anche se, con i cinque punti del recente
decreto attuativo del 6 aprile 2022, il titolo di interprete LIS e LIST verrà reso equipollente a una laurea ed
entro il 2024 verrà istituito un albo di professionisti abilitati; mentre, per gli assistenti alla comunicazione,
pare non essere ancora contemplato un progresso simile che però ci si auspica fortemente possa avvenire il prima possibile.
Fondamentale è anche pensare e operare in ottica di accessibilità e rispetto delle specifiche esigenze che le persone sorde possono manifestare, perché, udite udite, le persone sorde non sono tutte uguali: c’è chi segna, chi si affida alla lettura labiale, chi fa entrambe le cose, e poi c’è chi indossa una protesi, un impianto cocleare, chi si sente appartenente a una comunità ristretta (quella dei sordi), chi a una comunità larga (il mondo intero), c’è chi preferisce fruire di contenuti, informazioni e servizi tramite l’interprete LIS e chi con i sottotitoli, e poi ci sono gli ingordi che vogliono entrambi, magari aggiungendoci pure la voce!
Ma continuiamo a soddisfare qualche altra curiosità:
- In quanto tempo si può apprendere la LIS?
- Come cresce un CODA?
- Come avviene la sua esposizione alla LIS?
- È più difficile imparare a parlare quando si hanno dei genitori sordi?
Ci sono dei corsi che insegnano la LIS, come per tutte le lingue. Quattro livelli, a cui aggiungere altri due anni per intraprendere il proprio percorso professionale che può andare da quello di assistente alla comunicazione all’interno delle scuole, a quello di interprete con gli adulti.
“Fin da piccoli noi CODA, se figli di genitori segnanti, siamo subito esposti alla LIS e, mentre i bambini con i genitori udenti imparano le prima parole, noi imparano i primi segni; dalle altre persone udenti che sono attorno a noi, come fratelli, sorelle o nonni apprendiamo la lingua orale”, dice Gloria.
Accidenti, tosti questi CODA!
Eh… ok, grazie, ma chissà se dopo il boom del film CODA sentirete ancora parlare di noi e se vi ricorderete chi siamo e che ci siamo.
Noi intanto non smetteremo di parlarvi di noi!
Alessandra