Chiara Pennetta: Hearing Loss Advocate

da Dic 23, 2021Storie

Lei è Chiara Pennetta, piemontese nata nel 1993 a Savigliano (CN). È laureata in Lettere Classiche e ha conseguito un Master in Didattica dell’italiano come lingua straniera e lavora come insegnante di italiano a persone straniere adulte. Quando non insegna o prepara lezioni, approfondisce tematiche legate alla sordità, alla disabilità, all’accessibilità e all’inclusione. Gestisce su Instagram una pagina (@the.undeaf) in cui racconta la sua esperienza di persona sorda con impianto cocleare e cerca di abbattere pregiudizi e stigma sulla sordità.

Quando e come si sono accorti della tua sordità?

Sono l’unica persona sorda in famiglia. Nei primi mesi di vita ho sicuramente sentito, perché reagivo agli stimoli sonori e avevo già imparato a parlare. Quando avevo circa un anno e mezzo, i miei genitori hanno iniziato ad accorgersi che non mi giravo più se chiamata, e non reagivo ai rumori. La diagnosi ha tardato ad arrivare, perché avevo già imparato strategie compensative come la lettura labiale, e parlavo, perciò rispondevo a tono alle domande. Finalmente a un medico venne in mente di coprirsi la bocca mentre mi parlava, e con esami più approfonditi si arrivò alla certezza. A circa due anni ho iniziato con le protesi acustiche, che presto sono diventate una sola: a sinistra non la sopportavo!

Quali rimedi e percorsi riabilitativo-educativi hanno scelto i tuoi genitori per te e come sono stati?

Sono stata tempestivamente protesizzata e questo è stato fondamentale. Avevo già un buon linguaggio e l’intervento protesico e logopedico mi hanno permesso di svilupparlo ancora meglio. Sono stata anche esposta alla lingua dei segni, ma l’ho rifiutata quasi subito: siccome riuscivo a parlare e a capire la lingua orale, non vedevo perché dovessi utilizzare le mani ed essere “diversa” dagli altri.

La sordità ha influito nella tua infanzia e nei tuoi studi?

La sordità non è quasi mai stata un ostacolo per i miei studi. Ho incominciato molto presto a mostrare una forte predisposizione per la lettura, lo studio e l’apprendimento. Fin dalla scuola elementare ho sempre usato microfoni collegati con la mia protesi (sistema FM, MicroLink, Roger Pen…) per permettermi di cogliere ogni momento della spiegazione e prendere appunti in autonomia. Ho avuto una insegnante di sostegno per circa tre anni nella scuola primaria, poi si è visto che non era necessaria. Solo una volta una docente poco illuminata ha rifiutato di aiutarmi indossando il mio microfono (è successo all’università).

Sia in ambito scolastico sia in ambito lavorativo ho sempre fatto in modo che le mie difficoltà uditive non fossero un problema, anche spiegando alle altre persone come aiutarmi. Lavorare con gli adulti è stata anche una scelta positiva in questo senso, perché sono solitamente molto disponibili e comprensivi. Le mascherine, tuttavia, mi hanno posto davanti a una bella sfida…

C’è stato un momento di rifiuto/scoperta della tua identità sorda?

Nel 2019 mi sono sottoposta al primo intervento di impianto cocleare, sull’orecchio “buono”, protesizzato. L’operazione è andata bene e dopo due o tre mesi di riabilitazione uditiva ero arrivata a un buon livello di udito, che è poi sempre migliorato nei mesi successivi, ed è diventato ancora migliore con il secondo impianto, nel 2020. Quasi paradossalmente, avvicinarmi di più al mondo di chi sente davvero bene ha rafforzato la mia identità di persona sorda e mi ha spinta ad approfondire tutte le sfumature della sordità, compresa la lingua dei segni, che ho cominciato a studiare a fine 2019.

Chi è The Undeaf e cosa fa?

Con The Undeaf volevo mettermi in gioco cercando di raccontare la mia esperienza con la sordità in modo il più possibile positivo, e cercando di contribuire ad abbattere sentimenti di vergogna che ancora molte persone ipoacusiche provano. Secondo gli Insight di Instagram mi seguono soprattutto donne (75%) e la fascia d’età più presente è 18-34. Non saprei dire in quale percentuale siano sordi/udenti, ma ho notato che mi seguono anche alcuni “specialisti” che lavorano con persone sorde, come logopediste, audiologi etc. Ricevo spesso messaggi di ringraziamento e incoraggiamento per aver lanciato messaggi positivi contro lo stigma sulla sordità.

Tutti i tuoi post IG sono bilingui: come mai questa scelta?

Ho scelto il bilinguismo per arrivare anche fuori d’Italia: io stessa seguo diversi creator sordi internazionali, e avendo a mia volta engagement da parte loro, ci tengo a essere comprensibile a tutti. Cerco di tradurre quasi tutto, a meno che non sia qualcosa di strettamente legato all’ambito italiano. L’inglese è una lingua internazionale e ormai nota quasi a tutti; quindi, mi permette di avere contatti anche con persone non anglofone e aprire finestre sulla situazione delle persone sorde in altre parti del mondo.

Per quanto riguarda l’inglese, io l’ho appreso a scuola, durante alcune vacanze studio in Inghilterra, ma soprattutto usando i social, l’internet in generale, leggendo libri, articoli e guardando film e serie tv: sono anni ormai che non guardo più nulla di doppiato, ma solo in inglese con i sottotitoli in inglese. Questo ha migliorato tantissimo la mia competenza.

La sordità cosa ti ha dato e cosa invece ti ha tolto?

Mi ha dato una identità particolare: la sordità è una caratteristica che fa parte di me e del mio modo di essere, non mi definisce totalmente ma è una cosa che sono e che ho, non diversamente dai capelli rossicci. Credo che, soprattutto per un certo periodo (nell’adolescenza), mi abbia tolto una parte della mia sicurezza in me stessa e della mia autostima, facendomi sentire “imperfetta” e “incompleta”. Ma ci ho lavorato su, anche grazie a ottimi percorsi di terapia psicologica, e ci lavoro ogni giorno. Non dimentico mai che gli ostacoli non vengono tanto dalla sordità in sé, ma dall’ambiente esterno, e dai comportamenti poco inclusivi delle altre persone.

Qual è il pregiudizio sulla sordità che ti infastidisce di più? Qual è la domanda o l’affermazione sulla sordità più sciocca/fastidiosa che ti hanno fatto?

Mi ha sempre irritato scoprire persone stupite quando dicevo di essere sorda. Si stupivano che io potessi essere sorda e allo stesso tempo sentire abbastanza bene grazie alla protesi (ora agli impianti) e che io parlassi bene. In effetti comprendo lo stupore, non sono mai “sembrata” sorda. Però mi irritava l’ignoranza delle persone, che limitavano la sordità a chi non sente nulla e usa la lingua dei segni. Lo spettro è molto più ampio.

Un consiglio o un rimprovero da te, per te

Ho da rimproverarmi una cosa: in passato, ciò che mi ha sempre infastidita di più è il fatto che alcune persone ritenessero che, in quanto sorda, avessi bisogno di aiuto a scuola, o per studiare. “Sono sorda, mica scema!” ripetevo io. “Basta aprire il libro e studiare!”. Adesso mi rendo conto che volevano solo rendersi utili e alleggerirmi il carico mentale. In effetti ci sono molte persone sorde che hanno bisogno di aiuto anche per la comprensione del linguaggio, a causa di difficoltà linguistiche che derivano dalla sordità, e che io sono stata fortunata a non avere. Sono stata abilista, e me ne pento. Certe cose si imparano solo dopo, crescendo e allargando i propri orizzonti.

Un consiglio da te, per te

Accettare le critiche altrui perché la perfezione non esiste, ma solamente il meglio per me stessa e per le persone che mi circondano e a cui voglio bene. Ad maiora semper!

Hai un sogno nel cassetto?

Sto frequentando un corso annuale online in “Esperto in Accessibilità della comunicazione e dei contenuti culturali” presso l’Istituto ISTRAD di Siviglia per studiare inclusione e accessibilità anche oltre la sordità. Come docente e formatrice vorrei sensibilizzare soprattutto gli insegnanti di lingua straniera alla didattica a persone ipoacusiche: l’apprendimento delle lingue per chi non sente bene è sempre una sfida non da poco, e chi insegna deve sapere come agire per facilitare il percorso. Ho già tenuto una lezione su questo per l’Associazione Comunico di Livorno, e mi piacerebbe ripetere l’esperienza. Insomma, vorrei contribuire a combattere sempre di più l’ignoranza e i pregiudizi che ancora troppo spesso le persone non-sorde hanno nei confronti delle persone sorde.

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